Laputa, tra cielo e terra - part 2 - MarTEN
Segue il nostro primo articolo su Magritte, si parla ancora di Arte e Fotografia ma si spazia, il viaggio sorvola altri spazi...
Tra le opere più note e rappresentative di René Magritte c’è Il castello dei Pirenei del 1959 che rappresenta una roccia sormontata da un castello, un enorme macigno sospeso sopra un oceano e sullo sfondo un cielo nuvoloso. Più che un ispirazione, il soggetto sembra un diretto riferimento all'isola volante di Laputa apparsa ne I viaggi di Gulliver, il romanzo di Jonathan Swift
Di cui troviamo un chiaro omaggio anche nel cinema di animazione: Laputa - Castello nel cielo lungometraggio diretto da Hayao Miyazaki e prima opera prodotto dello Studio Ghibli (che a metà degli ‘80 si apprestava a diventare uno dei più rinomati studi di animazione del mondo) uscito nelle sale il 2 agosto 1985, fu premiato in Giappone come miglior film d'animazione. Qui Laputa è un'aeronave che mostra un enorme potere tecnologico, una leggendaria città-castello volante che viaggia nel cielo da centinaia di anni nascosta dalle nuvole, così viene descritta da Pazu a Sheeta la ragazza che sarà la regina di quel castello che pochi credono esista. Il padre di Pazu aveva fotografato una parte dell'imponente struttura, per questo lui ci crede fortemente. Una foto può essere una testimonianza dell’inverosimile.
Per me è un po’come quando ho visitato Matera, vederla con i miei occhi non è bastato, perché loro come me non credevano a quello chegli si presentava davanti e fortunatamente c’era Antonella e la sua reflex. Insieme: la donna e la macchina, hanno saputo catturare un panorama e restituire un atmosfera che ha del surreale. Quella città sembra sospesa nel tempo. Il solo ruotare quella foto ha prodotto una suggestione che potrei definire “Effetto Magritte” che qui annulla la gravità.
Nell’epilogo della storia d’animazione di Miyazaki, i due piccoli protagonisti scoprono che la città è oramai deserta, ed è diventata un giardino con al centro un immenso albero, il tutto manutenuto da un solitario robot-giardiniere, ultimo sopravvissuto della sua categoria, una macchina gentile che cura animali e piante e onora la tomba degli ultimi abitanti di Laputa. La tecnologia al servizio della memoria.
Sul finale con la “gravipietra” la ragazza pronuncia parola e con cui il cuore tecnologico di Laputa di disintegra. Persi per sempre i suoi terribili segreti tecnologici, Laputa, liberata da quel peso, vola via con l'ultimo robot-giardiniere.
Chissà allora…come sarebbe se la tecnologia fosse un pò di più al servizio della memoria.
Articolo di Maro Coppola